A cura della FLC CGIL Bergamo
Per l’Università agli Studi di Bergamo l’anno accademico è stato inaugurato il 6 novembre, e quel giorno, fuori dall’Aula Magna di Sant’Agostino, un nutrito gruppo di studenti è sceso in protesta perché al loro rappresentante non era stato concesso alcuno spazio di intervento. Nel pomeriggio della stessa data si è tenuta un’assemblea con docenti, dottorati, ricercatori e studenti per discutere di diverse criticità contrattuali e di altra natura, affrontate da ciascuna categoria anche in vista della legge di bilancio 2025 che vede nuovi tagli alle università.
Il 13 novembre, poi, si è tenuta un’altra assemblea, indetta dalle Rappresentanze Sindacali Unitarie del personale tecnico amministrativo dell’Ateneo di Bergamo. I partecipanti hanno lamentato il mancato rispetto dell’accordo, siglato in sede sindacale il 23 aprile scorso, in cui si conveniva con l’amministrazione dell’ateneo, a fronte del nuovo CCNL 2019-2021, di attuare un’ottantina di progressioni di carriera, ferme ormai da 14 anni.
“In seduta contrattuale del 7 novembre, l’amministrazione dell’Università ha proposto 47 avanzamenti di carriera, che poi, per tecnicismi si riducono a 28, disattendendo l’accordo che prevedeva la progressione con avanzamento economico, appunto, di un’ottantina di addetti del personale tecnico amministrativo, chiudendo di fatto ogni interlocuzione sindacale possibile e trincerandosi dietro al fatto che si tratta di informativa con possibile confronto con le RSU e non di contrattazione. Situazione tecnicamente vera e rispettosa del contratto, ma allo stesso tempo non rispettosa né degli accordi presi il 23 aprile né dei lavoratori stessi che sono allo stremo, per mancate assunzioni e stipendi sottopagati” interviene oggi Fabio Cubito, segretario generale di FLC CGIL di Bergamo.
“Eppure il personale tecnico amministrativo è la spina dorsale di un ateneo che tanto si vanta degli obiettivi raggiunti. I risultati – lo ribadiamo- si ottengono grazie a TUTTI gli attori dell’università, dagli addetti alla portineria al personale tecnico amministrativo, dagli studenti ai docenti, dai dottorandi ai ricercatori, includendo gli insegnanti di lingua. Una macchina complessa funziona bene grazie a tutti gli ingranaggi che chiedono rispetto e considerazione” prosegue Cubito.
Per questo la FLC CGIL di Bergamo sottoscrive il comunicato stampa delle RSU, siglato in occasione di un’assemblea molto partecipata dal personale tecnico amministrativo. “Siamo pronti a sostenere ogni passo necessario, compreso quello dell’avvio di uno stato di agitazione di tutto il personale, per raggiungere e ottenere quanto chiesto dall’assemblea e quanto previsto con l’accordo del 23 aprile. Intanto, per motivi tutti locali ma anche per motivazioni nazionali derivanti dall’ultima legge di bilancio, invitiamo i lavoratori e gli studenti a partecipare, nel giorno dello sciopero del 29 novembre, al corteo che partirà da piazza Pontida alle ore 9.30. La manifestazione si concluderà di fronte alla Prefettura in via Tasso, anche con l’intervento di un lavoratore delegato RSU dell’Università di Bergamo”.
La FLC CGIL rimane in attesa che l’amministrazione dell’Università riveda le posizioni prese il 7 novembre scorso.
“Le università italiane, come in tutto il settore della conoscenza, stanno attraverso un periodo delicato, se non critico, sotto molteplici aspetti. La nuova legge di bilancio, infatti, presenta esclusivamente tagli nel settore della conoscenza e dimostra una mancanza assoluta di rispetto nei confronti dei lavoratori del pubblico impiego ed in particolare delle università italiane. Per questo come categoria sindacale, rivendichiamo il recupero del taglio operato per il 2024 al Fondo di Finanziamento Ordinario, che è stato di 530 milioni di euro, e che mette a repentaglio la sostenibilità finanziaria di diversi atenei, la tenuta del sistema universitario nel suo complesso già fortemente sotto finanziato, le retribuzioni del personale. Ma chiediamo anche un piano straordinario di reclutamento che porti il rapporto tra il personale e il numero degli studenti almeno al livello della media dei paesi della UE. E, ancora, l’introduzione di un pre-ruolo che riconosca una equa retribuzione e diritti per i lavoratori precari, il recupero del taglio e l’incremento ulteriore del fondo per la valorizzazione professionale del personale tecnico amministrativo (oggi con la retribuzione media più bassa del pubblico impiego), e infine il riconoscimento (ai sensi della sentenza della Corte di Giustizia Europea) della giusta retribuzione e della ricostruzione di carriera per gli ex lettori e per un finanziamento che consenta per via contrattuale la stessa soluzione per il personale CEL.
Insomma, per l’università chiediamo più risorse.