Il 17 settembre 2024, si è tenuto il previsto incontro tra il MUR e le organizzazioni sindacali rappresentative avente oggetto l’illustrazione della bozza di atto di indirizzo per il rinnovo del CCNL 2022-2024 per i settori Università, Ricerca e AFAM.
In apertura la Segretaria Generale del MUR ha ribadito anche la necessità che vengano chiuse alcune sequenze contrattuali relative al CCNL 2029-2021, in primis quella relativa al contratto di ricerca, ribadendo la volontà del ministero di far partire tale contratto, anche perché frutto di una richiesta specifica avanzata in ambito europeo.
Il ministero ci ha riferito che è suo intendimento proporre delle integrazioni, scaturite anche dal confronto sindacale di quest’ultimo periodo, per far sì che l’atto di indirizzo sia un documento “aperto”, senza rigidità, che lasci il giusto spazio alle soluzioni che dovessero emergere nel corso della trattativa all’ARAN. Ha anche affermato che condivide l’idea, avanzata da alcuni sindacati nel confronto di fine luglio, di un nuovo comparto di contrattazione dell’università e della ricerca, anche se, è stato precisato, si tratta di una ipotesi ancora allo stato embrionale e molto al di là dal potersi realizzare.
Nella parte generale del documento che ci è stato illustrato ma non consegnato, ci sarebbero come punti qualificanti la conferma dei premi per parte del personale con il conseguenziale rafforzamento degli istituti legati alla cosiddetta performance e l’intenzione di rafforzare il lavoro agile, con il superamento della prevalenza del lavoro in sede, anche se su questo punto sembrerebbe necessario un intervento normativo oltre che quello contrattuale.
Per la parte sull’università è stato evidenziato un interesse a corrispondere alle richieste su una disciplina univoca, a partire dal tema della rappresentanza sindacale, per il personale delle Aziende Ospedaliere Universitarie, da realizzarsi attraverso un confronto con il ministero della salute. Ci è stata confermata la previsione di differenziazione attraverso criteri di “merito” per le progressioni economiche e la necessità di valorizzare i percorsi formativi certificati.
Per il personale degli Enti di Ricerca si è riconosciuta la necessità che venga rivisto l’ordinamento professionale rimuovendo alcune rigidità emerse nella contrattazione all’ARAN, puntando a valorizzare la specificità del lavoro svolto, pur confermando l’impianto che vede parte del salario accessorio per tecnici e amministrativi erogato in base alla valutazione della performance, inoltre si è esplicitata una generica valorizzazione per tecnologi e ricercatori.
Riguardo al settore dell’alta formazione artistica e musicale, le priorità definite dal Mur sono la ridefinizione:
- del periodo di prova, – della ripartizione del monte ore dei docenti- della parte normativa dell’ordinamento professionale delle nuove figure di supporto diretto alla didattica (accompagnatori al pianoforte o al clavicembalo, tecnici di laboratorio, modelli viventi).
Nel nostro intervento non potevamo che partire dall’evidenziare l’assoluta inadeguatezza delle risorse stanziate per il rinnovo dei contratti pubblici a partire da quello Istruzione e Ricerca, inadeguatezza che rende vuote e quasi prive di una connessione con la realtà enunciazioni che affermano la volontà di valorizzazione del personale dei nostri settori. Abbiamo su questo ribadito la necessità di avere risorse aggiuntive: non è possibile per noi accettare passivamente la perdita di oltre il 10% della retribuzione reale, che si determina considerato l’incremento del 5,78% delle retribuzioni previsto dal Governo, in un contesto che registra un’inflazione nello stesso periodo con il tasso IPCA che supera il 17%. Per questo proporremo agli altri sindacati di intraprendere forti iniziative di mobilitazione nel mese di ottobre, per far sì che nella prossima legge di bilancio siano previste adeguate risorse aggiuntive
Sulla differenziazione dei salari, che sembra essere da 20 anni un mantra ossessivo di ogni governo, abbiamo rappresentato che già oggi c’è una forbice amplissima di retribuzione tra i salari individuali del nostro personale e che il problema vero è l’aumento delle retribuzioni, non la differenziazione, a partire da quei settori, come ad esempio quello universitario, dove le retribuzioni sono abbondantemente più basse della media di quelle del pubblico impiego che sono complessivamente tra le più basse in Europa. Legato a questo punto abbiamo chiesto che l’insieme delle risorse aggiuntive riferite al CCNL 2019/2021 e stanziate con la legge di bilancio 2022 e la legge di bilancio 2024 (per i soli Enti di Ricerca non vigilati dal MUR inizialmente esclusi), siano destinate al trattamento fondamentale e che da subito, almeno per il 50% di quelle destinate agli Enti di Ricerca, come già successo per il settore università, possano essere utilizzate per questo scopo. Su questo punto, a fronte della nostra sollecitazione, La Segretaria Generale del MUR ha fatto presente che il ministero si è mosso a riguardo, ma che dagli altri ministeri vigilanti non c’è stata altrettanta disponibilità. Quindi, anche su questo tema, riteniamo a questo punto necessario intraprendere delle iniziative di mobilitazione e superare questa ingiustificata disparità di trattamento.
Sulla condivisa necessità di riformare l’ordinamento del personale degli Enti di Ricerca abbiamo ribadito la necessità che vengano superati alcuni vincoli, anche normativi, che si riferiscono a realtà della pubblica amministrazione ben distanti da quella della ricerca. Su tecnologi e ricercatori, anche nella annunciata volontà di confronto con il sistema universitario, il riferimento non può che essere quello della Carta Europea dei Ricercatori e non altro e, anche qui, come per il personale tecnico amministrativo, andando in concreto, servono maggiori risorse per lo sviluppo professionale e per adeguare le retribuzioni. Sull’AFAM abbiamo ribadito come le priorità definite dal MUR rappresentano solamente una parte delle complesse questioni che sta affrontando questo settore, in forte crescita e investito da profondi cambiamenti.
Per ultimo abbiamo ribadito la nostra diponibilità a chiudere alcune delle sequenze contrattuali all’ARAN; in particolare ci sembra che, con opportune specificazioni emerse nell’ultimo incontro nel mese di luglio, si possa trovare un accordo non solo sul contratto di ricerca, anche sul tecnologo a tempo indeterminato per l’università e sull’utilizzo dei residui contrattuali per finanziare un adeguamento, seppur insufficiente viste le risorse a disposizione, per le retribuzioni dei Collaboratori Esperti Linguistici. Abbiamo ribadito inoltre che rispetto alla trattativa riferita al CCNL 2019/2021 per il settore ricerca deve ancora essere erogato al personale il 5% dello stanziamento complessivo.
In conclusione, non possiamo che ribadire che questa stagione contrattuale non può prescindere dallo stanziamento di adeguate risorse aggiuntive per una giusta retribuzione per tutti e di ulteriori risorse che servano a creare le condizioni del superamento dello sfruttamento e del lavoro precario a basso costo e con bassi salari così diffuso nei nostri settori.
Su questi obiettivi prioritari la FLC CGIL si sente impegnata, a partire dalla programmazione di iniziative di mobilitazione per far sì che nella prossima legge di bilancio vengano previste le necessarie risorse.