Dl Aiuti: CGIL, CISL, UIL, bonus 200 euro esclude più poveri, Governo intervenga

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Roma, 5 luglio – “Il testo della legge di conversione del dl Aiuti su cui, apprendiamo, potrebbe essere posta la questione di fiducia, non conterrà modifiche sostanziali all’indennità una tantum di 200 euro istituita al fine di fornire un sollievo al caro vita. Questo significa che, nonostante il sindacato abbia segnalato numerose criticità, essa rischia di non venire erogata proprio alle categorie più fragili e bisognose”. Lo affermano, in una nota, la vice segretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi e i segretari confederali di Cisl e Uil Giulio Romani e Domenico Proietti.

“Non ne avranno infatti diritto – denunciano i tre dirigenti sindacali – i lavoratori precari, gli agricoli, i lavoratori dello spettacolo che abbiano meno di cinquanta giornate lavorate nel 2021. Così come non potranno percepirla tutti i lavoratori licenziati a giugno e senza contratto a luglio, e pensiamo ad esempio a tutti quei precari della scuola che nell’anno scolastico 21/22 hanno tenuto in piedi il sistema dell’istruzione, o a coloro che andranno in pensione al 1° luglio”. “Allo stesso modo – proseguono Fracassi, Romani e Proietti – non riceveranno i 200 euro i disoccupati che hanno percepito la Naspi fino a maggio, così come tutti i lavoratori con contratti che non prevedono contribuzione, ad esempio stage e tirocini, i lavoratori delle Cooperative di tipo B che reinseriscono al lavoro le persone svantaggiate (parliamo quindi di disabili, minori in situazione di difficoltà familiare, detenuti ammessi alle misure alternative), i dottorandi e assegnisti di ricerca, i lavoratori socialmente utili, i lavoratori autonomi occasionali”. Inoltre, sottolineano Fracassi, Romani, Proietti “non è stata neanche modificata l’ingiusta incompatibilità che limita ad una indennità per famiglia i soli nuclei percettori di reddito di cittadinanza”.

“Da questo bonus – aggiungono Fracassi, Romani, Proietti – sono state escluse soprattutto categorie che nei fatti risultano essere troppo povere o precarie per percepirlo. Che l’eccessiva povertà precluda il diritto ad una indennità finalizzata ad affrontare il caro vita non è solo una gigantesca ingiustizia, ma una situazione assurda ed inconcepibile. Chiediamo – concludono i tre dirigenti sindacali – che il Governo ponga rimedio a questa situazione con la stessa urgenza riservata ai temi che hanno determinato la necessità della questione di fiducia”.


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