Il commissariamento di INDIRE rappresenta plasticamente la volontà di questo governo di considerare gli enti di ricerca come strumentali alle proprie esigenze e di voler prendere il controllo diretto delle filiere della conoscenza.
Il commissariamento di INDIRE non è un fulmine a ciel sereno: sembra piuttosto l’atto formale che ratifica il tentativo del Ministro Valditara di gestire direttamente quello che dovrebbe essere un ente pubblico di ricerca. Gli incarichi di formazione abilitante assegnati all’INDIRE sono funzionali a mascherare di efficienza un processo di dequalificazione della cura rivolta a chi a scuola è più fragile. INDIRE aveva bisogno di un commissariamento, lo sosteniamo da tempo, per consentire a chi ci lavora di dare un contributo critico, un servizio competente e trasparente all’intero comparto Istruzione e Ricerca. Le lavoratrici e i lavoratori da troppo tempo chiedono rispetto, un rispetto che può esserci solo liberando l’ente dalla consuetudine di dover sottostare alle pressioni della politica e degli interessi di parte, per l’incapacità dei suoi vertici di realizzare un ente autonomo e autorevole.
Va tutelata la funzione fondamentale di una ricerca educativa che possa dare opzioni risolutive alle iniquità barbare del contesto attuale, possibilità che non possono risiedere nella subalternità della scuola ai bisogni del mercato né tantomeno nelle forme della competizione totale. È chiaro che questo commissariamento va nella direzione opposta a quella che chiedono i lavoratori e le lavoratrici di INDIRE; piuttosto rende visibile a tutti qual è l’impostazione che questa politica vuol dare alla Ricerca Pubblica. Il Ministro pensa di poter agire non solo sui processi, ma sta facendo in modo di neutralizzare qualsiasi rischio di critica a quei processi. Salvaguardare la Ricerca significa porre dei limiti a chi sta fondando la riforma di un intero sistema paese sul principio che il potere non debba dar conto a nessuno delle proprie decisioni. Commissariare la ricerca educativa oggi, in questo modo, è un ulteriore colpo alla scuola ispirata a un’etica della cura. Permettere alla politica di decidere cosa la ricerca deve dire e fare rende ancora più fragile la tenuta della nostra democrazia.