Come avevamo preannunciato, il 24 maggio 2024 era stato illustrato alle organizzazioni sindacali di settore il regolamento con cui si provvede alla definizione del quadro orario degli insegnamenti e degli specifici risultati di apprendimento del Liceo del made in Italy (LMI) integrativo del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89.
Lo schema di decreto, dopo la seduta del Consiglio dei ministri n. 89 del 22 luglio scorso, è stato poi trasmesso al Consiglio di Stato (CdS) e, successivamente, alla Conferenza Unificata (C.U.) ai fini dell’acquisizione del relativo parere reso obbligatorio ai sensi dell’art. 18, comma 2, della Legge 206 del 27 dicembre 2023.
Come abbiamo anticipato, il Consiglio di Stato, con la competente Sezione Consultiva per gli Atti Normativi, ha dovuto sospendere l’emissione del parere innanzitutto perché l’istruttoria era mancante proprio del parere obbligatorio della Conferenza Unificata, per cui, “la rilevata mancanza di tale preliminare parere – osserva il CdS – assume un rilievo essenziale in quanto la carenza di tale ineludibile passaggio procedimentale rende impossibile a questa Sezione esprimere il proprio parere sulla base di una piena conoscenza del complesso degli elementi valutativi relativi al proposto intervento normativo”.
Oggi tale lacuna è stata superata perché con Repertorio dell’atto n. 113/CU del 12 settembre 2024 la C.U. ha espresso parere favorevole sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica, recante “Regolamento concernente la definizione del quadro orario degli insegnamenti e degli specifici risultati di apprendimento del percorso liceale del made in Italy, integrativo del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89”.
Resta, comunque, in piedi almeno un altro rilievo della sezione consultiva per gli atti normativi laddove richiamando una problematica criticata già dal CSPI, fa emergere le difficoltà insite nella pratica attuazione di una specifica formazione rivolta ai docenti coinvolti nell’insegnamento in lingua inglese delle discipline non linguistiche (CLIL). Secondo il parere del CdS, tale esigenza formativa potrebbe tradursi in un vulnus della prospettata neutralità finanziaria ribadita dall’art. 4 dello schema di regolamento.
Su quest’ultimo punto, resta in piedi una problematica che per la FLC CGIL non ha tanto il valore di una puntualizzazione tecnico-giuridica quanto, piuttosto, assume il senso di una sonora bocciatura anche politica di un provvedimento che, come tutti i progetti di questo Ministro, vuole attuare una radicale riforma senza individuare le risorse necessarie alla loro attuazione.
Noi, come sempre, continueremo a vigilare a tutela degli interessi della scuola statale.
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