Apprendiamo dalla stampa della imminente nascita di un polo per la formazione di eccellenza nel settore automotive legato a Ferrari Auto e con il coinvolgimento di attori istituzionali.
Non abbiamo dubbi sul fatto che ogni investimento sulla formazione, sulla ricerca e sulla specializzazione tecnica e professionale sia importante. A maggior ragione quando parte delle risorse investite sono risorse pubbliche e quando il tutto dovrebbe “contribuire all’innovazione di tutto il comparto a livello nazionale e internazionale”.
Proprio rispetto a questo ci chiediamo se l’innovazione di un comparto che occupa migliaia di lavoratori e che veicola risorse economiche importanti, possa essere delegato solo ad una cerchia ristretta di player (in questo caso uno soltanto) o se non meriti invece una regia, larga e diffusa, che permetta di attenzionare e intervenire su tutti gli operatori di un comparto strategico e di tutta la filiera ad esso collegata.
Inoltre, sempre perché si parla di risorse pubbliche, almeno in parte, ci chiediamo chi e come selezionerà i giovani talenti destinati a intraprendere questa scuola di formazione e come, in seguito, avverrà la selezione di chi, terminato il percorso formativo, potrà essere assunto in Ferrari e con quale tipologia contrattuale.
Ancora: a quei giovani che tuttora accettano di cambiare la propria vita, allontanarsi dalla famiglia spesso lontana, che investono il “poco” stipendio per un posto letto non troppo lontano dalla fabbrica, magari con contratti precari e pronti ad ogni sacrificio nella speranza di una effettiva occupazione stabile in questa grande Azienda, verrà ora chiesto anche di formarsi in loco e a proprie spese?
Solo con una visione d’insieme infatti si può mantenere alto e competitivo il livello di un settore che complessivamente risente delle tensioni legate alla transizione ecologica e all’indeterminatezza produttiva che ne consegue, della concorrenza internazionale e che non è esente da contraddizioni e criticità come dimostra la riduzione di personale e il disimpegno di Stellantis su Maserati.
Ci chiediamo ancora – dal momento in cui si parla di scuola, di formazione, di percorsi di studio – quale sia il ruolo dei soggetti pubblici che proprio su questo svolgono il loro lavoro quotidiano: l’Università e le scuole pubbliche del territorio, istituti tecnici e professionali tra tutte, e come possa essere valorizzato quel lavoro, lungo e faticoso di programmazione dei percorsi e trasmissione dei saperi e delle conoscenze.
Per tutti questi motivi, e a maggior ragione se il riferimento è il “Patto per il lavoro ed il clima” – tra l’altro sottoscritto anche nel distretto ceramico, e quello di Maranello è tra i Comuni firmatari – che ha tra le colonne portanti del proprio impianto il coinvolgimento di tutti gli attori, quello che stona in tutto questo è il mancato coinvolgimento delle Organizzazioni Sindacali che sul territorio fanno contrattazione sociale e territoriale e rappresentano i lavoratori dell’industria, della formazione, dei segmenti della conoscenza: il Patto per il lavoro ed il clima quindi non può essere solo evocato, ma va praticato!
E non si tratta di una rivendicazione di principio, quanto del peso che si sceglie di dare alla partecipazione alle scelte e alla democrazia, anche nei luoghi del lavoro e della conoscenza. Democrazia e partecipazione alle scelte che, se viene praticata occasionalmente o a geometrie variabili, non può essere mai considerata come democrazia piena e vera.
Stefania Ferrari, Segretaria Generale FIOM CGIL Modena
Claudio Riso, Segretario Generale FLC CGIL Modena
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