Riforma del reclutamento e PNRR: facciamo il punto sullo stato di attuazione e sui provvedimenti attesi

0
884

La revisione del sistema di reclutamento è una delle 6 riforme previste dal nostro Paese nella Missione 4 Istruzione e Ricerca del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

La riforma prevede la transizione a un nuovo sistema di reclutamento strutturato in 3 step:

  1. percorsi abilitanti da 60 CFU (o da 30 in via transitoria)
  2. nuovi concorsi 
  3. anno di prova con test finale.

L’obiettivo è realizzare 70 mila assunzioni entro il 31 dicembre 2024 con il nuovo sistema. L’impegno è stato fissato nell’allegato alla Decisione di esecuzione del Consiglio dell’Unione Europea del 6 luglio 2021 relativa all’approvazione della valutazione del PNRR.

Il termine entro cui realizzare le assunzioni e quello entro cui definire le norme attuative della riforma (31 dicembre 2023) è fissato negli allegati Decreto MEF 6 agosto 2021.

Mediante il DL 36 del 30 aprile 2022, convertito con modificazioni dalla Legge 29 giugno 2022, n. 79, è stata definita la cornice normativa della riforma, tuttavia mancano ancora i decreti attuativi che avrebbero dovuto essere emanati con DPCM entro il 31 luglio 2022.

Sono state invece definite le caratteristiche dell’anno di prova e formazione con “test finale”, che si configura come un’articolazione del colloquio finale del docente in anno di prova, ed è normato dal DM 226 del 16 agosto 2022.

Sistema a regime, dal 1 gennaio 2025. Cosa si prevede

  1. I percorsi abilitanti da 60 CFU, con prova scritta e lezione simulata. La prova scritta sarà costituita da un’analisi critica del tirocinio scolastico effettuato durante il percorso.
  2. Procedura concorsuale. L’accesso al concorso avviene o con l’abilitazione o con il requisito di 3 anni di servizio nella scuola statale, nei cinque anni precedenti, di cui almeno 1 nella classe di concorso. Per chi partecipa al concorso con l’abilitazione e lo vince c’è l’assunzione a tempo indeterminato. Per chi partecipa senza abilitazione (con il requisito di servizio) è prevista la sottoscrizione di un contratto annuale di supplenza (31 agosto) durante il quale il docente sostiene un percorso formativo da 30 CFU, che se superato positivamente da diritto all’assunzione con contratto a tempo indeterminato.
  3. Il docente, una volta sottoscritto il contratto a TI, sostiene il periodo di prova con test finale, come da DM 226/2022 e in caso di esito positivo è definitivamente confermato in ruolo.

La norma transitoria, valida fino al 31 dicembre 2024. Cosa si prevede

  1. Attivazione di percorsi formativi da 30 CFU che danno accesso ai concorsi fino al 31 dicembre 2024, oppure accesso con i 24 CFU, purché acquisiti entro il 31 ottobre 2022.
  2. Procedura concorsuale. Per chi risulta vincitore sottoscrizione di un contratto annuale (31 agosto), completamento del percorso universitario e accademico di formazione iniziale per 30 CFU, che in caso di esito positivo da diritto all’assunzione a tempo indeterminato.
  3. Il docente, una volta sottoscritto il contratto a TI, sostiene il periodo di prova con test finale, come da DM 226/2022 e in caso di esito positivo è definitivamente confermato in ruolo.

Sono inoltre previsti corsi da 30 CFU rivolti ai docenti già abilitati in altra classe di concorso o altro grado (cosiddetti ingabbiati, per i quali finalmente potrebbero partire i corsi) e per i docenti specializzati e assunti su sostegno, ma privi dell’abilitazione sulla disciplina.

Misure di tutela per i lavoratori precari della scuola

É prevista una riserva di posti (da quantificare) nei primi tre cicli dei percorsi abilitanti per i docenti che hanno un contratto in essere nella relativa classe di concorso presso scuola statale, paritaria e IeFP.

E’ inoltre prevista una riserva di posti per i futuri concorsi pari al 30% per ciascuna regione, classe di concorso e tipologia di  posto, in  favore  di  coloro  che  abbbiano  svolto nelle scuole statali almeno tre anni di servizio nei dieci  precedenti. La  riserva  vale  in un’unica regione e per le classi di concorso o tipologie di posto per le quali il candidato abbia maturato un servizio di  almeno  un  anno scolastico.

Valutazioni sullo stato dell’arte, criticità e prospettive

L’obiettivo da raggiungere le 70 mila assunzioni entro dicembre 2024 appare oggi difficile, a meno che se non si dia subito avvio alla definizione dei decreti attuativi della riforma e ai tavoli di confronto sulle nuove procedure abilitanti e di reclutamento.

L’attuazione della riforma del reclutamento chiama in causa  competenze a cavallo tra i due Ministeri: quello dell’Università e Ricerca e quello dell’Istruzione. Serve un coordinamento tra questi settori che non può essere omesso se si intende dare finalmente avvio ai percorsi formativi abilitanti previsti.

L’avvio di questi percorsi deve vedere la definizione di misure volte al superamento del precariato, per transitare verso un sistema a regime ordinario. Quindi quote adeguate di posti destinate ai precari nei percorsi abilitanti e stabilizzazione di chi lavora da anni nella scuola, previa formazione.

Offerta formativa coerente e governance pubblica della formazione in ingresso

I rischi connessi alla fase non sono pochi, se prevarrà il modello sperimentato con i 24 CFU, trasposto ai corsi da 30 e 60 crediti formativi, avremo il trionfo del mercato dei crediti, che è qualcosa di completamente diverso dal definire percorsi formativi professionalizzanti, di alta qualità e capaci di qualificare i docenti della scuola secondaria con l’acquisizione di competenze didattiche e metodologiche.

Se viceversa si riuscirà a definire una struttura coerente e solida di questi percorsi, essi potranno rappresentare uno strumento importante di crescita della professionalità docente e, di conseguenza, potranno impattare sulla qualità dei processi di apprendimento.

In questo contesto, per l’affermazione di percorsi di qualità due fattori giocheranno un ruolo importante:

  • la coerenza dell’offerta formativa dei percorsi abilitanti rispetto alla domanda di docenti della scuola secondaria, anche in riferimento alla collocazione geografica dell’offerta formativa e della domanda di assunzioni nella scuola;
  • la governance pubblica della formazione in ingresso, con un ruolo importante degli atenei statali nell’erogazione di percorsi di alto livello qualitativo.

clicca qui per andare all'articolo originale