Troppa confusione sotto il cielo di INDIRE

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Francesco Verbaro si presenta al Congresso dell’ANP come Commissario di INDIRE, già da tempo al lavoro presso l’ente di ricerca. Intanto, però, la presidente Grieco resta in carica presso l’ente in una coabitazione in contraddizione con la norma e indecifrabile per il personale già salutato con la prevedibile enfasi per ben due volte. Oggi, dunque, chi è il datore di lavoro di INDIRE?

Nelle ultime settimane, per esempio, è stata imposta un’accelerazione – stimolata dalla Presidenza, dal Direttore, dal Commissario, questo non è chiaro – alla ristrutturazione del Piano Triennale delle Attività nell’ottica di accorpare i progetti di ricerca, ridurne il numero, introducendo sovrastrutture e semplificazioni affinché qualcuno – anche questo non è chiaro chi – sia soddisfatto dalla riorganizzazione surrettizia che deriverebbe dalla riscrittura che ricercatori e tecnologi si stanno autoinfliggendo. 

“Se la confusione è grande sotto al cielo, l’occasione è propizia” diceva Mao Zedong. L’impressione è che l’INDIRE sia sempre più un caos in balia di molteplici appetiti, ma senza indulgere nel dar peso alle intuizioni sicuramente fallaci, è forse il caso di rammentare che l’Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa è un Ente Pubblico di Ricerca e che, quindi, può servire il Paese se è garantita l’autonomia della ricerca scientifica già affermata dalla Costituzione italiana. Il quasi-Commissario di INDIRE ribadisce, invece, davanti alla platea ben disposta dell’ANP, la centralità della Formazione in carico all’Istituto, in continuità con quanto già espresso dal Ministero vigilante qualche settimana fa, quando senza alcuna ragione tecnicamente accettabile ha commissariato l’ente. 

Sempre in quel frangente si aggiornavano i compiti di INDIRE con un emendamento imposto alla legge istitutrice del 2011 e pure lì si riscontravano alcune novità alquanto preoccupanti: scompaiono la collaborazione con gli enti locali e l’orientamento della ricerca all’internazionalizzazione (imprescindibili per un ente di ricerca come affermato dal Decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 218); invece, si affermano il compito di formazione e aggiornamento del personale della scuola in riferimento diretto al TFA per il Sostegno assegnato a INDIRE e il supporto ai processi di innovazione delle attività amministrative delle istituzioni scolastiche. Ci sembra di capire che il quasi-Commissario non voglia perdere tempo e voglia dare ulteriore forza al controllo politico sull’ente, nonostante il tempo da luglio sia trascorso abbondantemente senza che fosse ufficializzata la sua nomina.

Pertanto, ai “Presidi” racconta delle amministrazioni e delle scuole pubbliche come ammortizzatori sociali colme di incompetenti, ex-precari stabilizzati, talvolta persino laureati.

Curioso che il quasi-Commissario faccia il suo esordio in pubblico in questa veste proprio con questi argomenti: INDIRE è nato dallo sfruttamento dei precari e persevera anno dopo anno a centellinare le stabilizzazioni di lavoratori e lavoratrici super-qualificati, cosa di cui non è dato dubitare in virtù del fatto che se li sceglie e a loro affida i destini di progetti che impegnano risorse milionarie. 

Nonostante il Fondo Ordinario di INDIRE sia cresciuto fino a consistere di 18 milioni in pochi anni, l’ente conta al momento più di cento lavoratori e lavoratrici a Tempo Determinato in scadenza al 31 dicembre e diverse decine di consulenti impegnati a vario titolo per mantenere gli impegni presi dall’amministrazione. I precari all’INDIRE sono la risorsa strutturale che ha consentito all’ex Biblioteca, ex Agenzia (ed ex molte altre cose se si sceglie di retrodatarne la fondazione all’epoca fascista) di diventare un Ente di Ricerca, e poi di crescere nelle sue risorse con continuità: ogni anno i precari sanno che devono mettersi in fila, spesso dopo aver superato due, tre selezioni, e attendere per l’ennesimo anno di sapere se c’è qualche miglioramento o solo una proroga. C’è chi può cullare il sogno di rientrare nel nugolo di stabilizzati di quest’anno, c’è chi, per ragioni non comprensibili, l’anno scorso si è visto pure escluso dalle liste di stabilizzazione.

Se i precari sono una risorsa storica, i ricchi consulenti e collaboratori sono piuttosto una tradizione, ma di questo si è scritto innumerevoli volte citando le relazioni degli organismi di Controllo.

Insomma, se il quasi-Commissario è già all’INDIRE da un po’, queste premesse non sembrano positive per chi oggi non sa chi è il suo datore di lavoro e ha il contratto in scadenza. Certamente, un ente di Ricerca sarebbe plausibile fosse affidato a chi la Ricerca sa distinguerla dalla Formazione, ma forse è proprio questa la confusione che motiva qualcuno a pensare, come Mao, che l’occasione è propizia.


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