Personale scolastico all’estero: confronto sul contingente per l’anno scolastico 2024/25, solo una luce in mezzo al buio

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Il giorno 15 aprile 2024 nell’incontro al MAECI si è svolto il confronto con le organizzazioni sindacali sulle variazioni per l’anno scolastico 2024/25 del contingente del personale scolastico all’estero che utilizza i 674 (di cui 50 di potenziamento) posti previsti dal Dlgs 64/2017.

Dopo aver denunciato negli ultimi anni una preoccupante e progressiva diminuzione di personale nelle scuole statali a vantaggio di un aumento delle risorse destinate alle scuole paritarie, finalmente è stata accolta la richiesta più volte reiterata di statalizzare la scuola primaria di Istanbul. Questo successo, non ha invertito il processo strisciante a livello complessivo di privatizzazione della scuola italiana all’estero, infatti a fronte dell’istituzione di nuovi 10 posti in scuole statali all’estero (di cui 5 a Istanbul) sono stati tagliati 9 posti di scuola statale nelle sedi di Asmara (1 DS e 1 doc italiano scuola media), Addis Abeba (1 doc. di infanzia e 2 doc. di primaria), Atene (1 doc. di primaria), Madrid (2 doc. di primaria), Parigi (1 doc. di primaria).

Non convincono le soppressioni effettuate negli Istituti statali e nei corsi, in particolare quelli non richiesti dalle sedi estere in cui sono presenti alunni e progettualità consolidate nel tempo.

Viene confermato il lento ma progressivo aumento dei DS sono 39 su un totale di 674 (1 ogni 16 dipendenti) nonostante siano solo 8 le scuole italiane statali all’estero. Una precisa scelta politica, che da un lato utilizza il personale DS a parziale compensazione della penuria di personale a disposizione del Capo missione per altre attività e dall’altra comporta l’assunzione di un insegnante locale, derogando dai titoli e abilitazioni richieste al personale italiano.

Solo 13 delle 93 richieste pervenute dalle sedi estere sono state accontentate.

L’incapacità di soddisfare le richieste per la promozione della lingua e della cultura italiana pervenute dalle realtà scolastiche estere e dalle comunità dei nostri connazionali nel mondo, è aggravata dall’inerzia con cui, si continua a non risolvere la questione dei posti “congelati” (Gran Bretagna, Asmara, Tel Aviv, ecc…) sui quali il MAECI, ha rispinto la richiesta della FLC CGIL di “utilizzare” questi posti, temporaneamente, fino allo sblocco della situazione per soddisfare alcune delle richieste inevase.

In assenza di maggiori investimenti da parte del governo in termini di organici da destinare all’estero, occorre, come più volte richiesto, istituire un tavolo di confronto permanente, che con responsabilità e coraggio valuti le effettive necessità delle sedi consolari, gli effettivi risultati raggiunti sulla padronanza della conoscenza della lingua italiana dagli studenti presso le istituzioni scolastiche e le università estere per poter definire una seria programmazione pluriennale dell’offerta scolastica italiana all’estero.

Nelle risposte alle nostre osservazioni il maeci ha comunicato che nonostante le soppressioni non ci saranno perdenti posto nell’a.s. 2024/25.

Inoltre dopo che la FLC CGIL ha ritenuto insufficienti le informazioni inviate al sindacato sul contingente ci è stato assicurato, che come richiesto, nei prossimi giorni dovrebbero inviare alle organizzazioni sindacali l’organico complessivo del personale scolastico all’estero, suddiviso per sede, classe di concorso/qualifica professionale e area linguistica.

Sono state rinviate invece a successivi incontri la richiesta di informazioni sulle altre importanti questioni che le OO.SS. firmatarie del CCNL hanno sollevato da quasi tre mesi come pubblicato sul nostro sito l’11/4/24.

Non è stata fornita nessuna indicazione sulle reali intenzioni ed eventuale tempistica sull’esternazioni del ministro degli esteri di voler allungare la durata del servizio nelle scuole europee per renderlo uniforme con la durata del mandato utilizzato dagli altri stati membri dell’unione europea.

Porteremo la questione all’ARAN nel prossimo incontro di sequenza contrattuale, ribadendo il concetto che questi temi, per l’importanza e le conseguenze che comportano devono essere concertate e inserite in un contratto nazionale di lavoro e non decise unilateralmente dal governo per via legislativa.


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