3-I: la FLC CGIL scrive al Consiglio dell’ISTAT

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​Nel Consiglio Istat del 29 luglio sono previste all’ordine del giorno “determinazioni” sulla 3-I. In assenza di ulteriori informazioni, abbiamo scritto ai consiglieri una lettera.

Aggiornamento: nel tardo pomeriggio di venerdì 29 luglio ci è stata inviata una “bozza” dello Statuto della società 3-I.


Roma, 28 luglio 2022

Al Consiglio dell’ISTAT

 

Oggetto: partecipazione a 3-I SPA

Apprendiamo oggi, all’ultimo momento, che all’ordine del giorno del Consiglio di venerdì 29 luglio al punto 6. è previsto il seguente argomento: D.L. n. 36/2022 – Società 3-I S.p.A.: aggiornamenti e determinazioni.

Non sapendo quali “determinazioni” dovrebbe assumere il Consiglio, inviamo questa nota, che, in aggiunta alle osservazioni e rilievi di criticità già esposti finora, ha l’obiettivo di portare all’attenzione alcuni ulteriori spunti di riflessione.

  1. Mancata analisi rischi-benefici

Nella scarna documentazione prodotta finora sulla 3-I SpA è del tutto assente una valutazione di vantaggi e svantaggi, o una comparazione con altre soluzioni. Tutto viene presentato in positivo, senza considerare alternative, nemmeno per evidenziare la soluzione 3-I come migliore in un’ottica comparativa. 

La soluzione Cloud PA è scartata, senza nemmeno spiegare perché, non è per nulla chiaro perché non fosse e non sia possibile proseguire la partnership con INAIL per quanto riguarda il Polo Strategico Nazionale senza costruire una società per azioni, non sono citate le numerose altre soluzioni possibili che centinaia di amministrazioni centrali stanno effettivamente praticando.

Non è stata presentata nessuna analisi delle possibili difficoltà legate alla fase di transizione, alla gestione differenziata del personale che passa alla società e che resta all’Istat, al ritorno dopo il periodo di aspettativa di lavoratori che nel frattempo hanno “perso” la propria funzione, trasferendola a 3-I.

  1. Mancato confronto con le parti sociali

Il protocollo firmato il 29 dicembre 2021 dalle maggiori confederazioni sindacali e dal governo “per la partecipazione e il confronto nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” prevede che “le amministrazioni nazionali di settore titolari di interventi costituiranno tavoli nazionali di settore finalizzati e continui nei quali sia dato conto delle ricadute sociali, economiche e occupazionali degli investimenti e delle riforme previsti dal PNRR”, che “la modalità di confronto dovrà essere volta a fare sì che le amministrazioni titolari degli interventi riferiscano con regolarità sulla attuazione degli stessi, sulle riforme settoriali e sui progetti di investimento e sulle ricadute economiche e sociali sulle filiere produttive e industriali e riguarderà, in modo preventivo, i profili che hanno una ricaduta diretta o indiretta sulle condizioni di lavoro e sull’occupazione”. 

Nel caso di specie, non c’è stato nessuno specifico confronto sulla 3-I, né nazionale, né nei 3 enti, se si escludono un incontro generico a giugno tra i presidenti dei tre enti e le organizzazioni sindacali interne, e un primo incontro il 19 luglio delle confederazioni sindacali nazionali presso il ministero della transizione digitale con rappresentanti del governo (dimissionario), senza la presenza dei tre enti. In nessun caso è stata fornita alle organizzazioni sindacali documentazione, tantomeno una bozza dello Statuto della società 3-I.

  1. Il controllo analogo

Un rischio importante, che crediamo debba essere affrontato già nello Statuto della 3-I, è quello legato al “controllo analogo”. 3-I non è una società in house dell’Istat, ma congiuntamente di INPS, INAIL e ISTAT. Inoltre nel CDA siederanno anche un rappresentante della Presidenza del Consiglio (presidente del CDA) e uno del ministero del lavoro. In che modo l’Istat potrà effettivamente esercitare su 3-I un controllo analogo a quello che ha sui propri dipendenti, se le decisioni devono essere condivise con i rappresentanti del governo e degli altri due enti, con disponibilità finanziarie decisamente superiori? Proprio qui c’è un nodo che difficilmente può essere sciolto e che mette a rischio l’autonomia e l’indipendenza dell’Istat.

  1. Il rischio economico-finanziario

L’Istat deve “conferire” parte del capitale sociale alla 3-I e ad oggi non è stato comunicato quali corrispondenti capitoli di bilancio saranno eliminati o ridotti. Inoltre se l’operazione non dovesse funzionare o avesse bisogno di ricapitalizzazioni, l’Istat dovrebbe con grande difficoltà trovare altri fondi. Facciamo notare che INPS e INAIL hanno 296 milioni di euro di finanziamenti previsti dal PNRR per la digitalizzazione dei propri servizi, che investiranno quindi, senza sottrarre alcuna risorsa interna, sulla 3-I. Per l’Istat ogni servizio o funzione “esternalizzata” verso 3-I sarà costosa e, leggendo i capitoli sulla “incentivazione” promessa dal direttore dell’informatica Istat Fedeli, a costi maggiorati rispetto al mantenimento delle funzioni all’interno, gravando tutta sul bilancio. 

Per queste motivazioni, e per tutte quelle già fatte presente nei numerosi comunicati diffusi negli scorsi mesi, che hanno portato larga parte del personale dell’Istat di tutti i settori e livelli ad astenersi dal lavoro lo scorso 20 giugno, in difesa del ruolo dell’Istat quale ente pubblico di ricerca, produttore della statistica ufficiale al servizio del Paese, vi chiediamo una profonda riflessione prima di approvare passaggi che rischiano di cambiare per sempre l’Istituto, e di ridurne i margini di autonomia e indipendenza.

Cordiali saluti

Lorenzo Cassata

FLC CGIL ISTAT


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