Il ministero fornisce i dati sui percorsi sperimentali quadriennali

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La Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del Sistema Nazionale di Istruzione ha illustrato lo stato dell’arte sui percorsi sperimentali quadriennali. La riunione si è tenuta il 6 luglio 2023, su richiesta della FLC e della CGIL formalizzata durante il recente incontro di informativa sulla sperimentazione della filiera tecnologico-professionale.

Come noto, con il D.M. n. 567/17, in attuazione dell’autonomia scolastica e della legge 107/2015 art. 1 c. 3, dall’anno scolastico 2018/19 è partito un piano nazionale di innovazione ordinamentale con riduzione di un anno dei percorsi destinato a 100 classi prime di istituzioni scolastiche statali e paritarie dei licei e degli istituti tecnici, alle quali hanno aderito altre 92 scuole (decreto 89 del 2 febbraio 2018).

I dati forniti oggi dall’Amministrazione, alla presenza della FLC, della CGIL e delle altre sigle sindacali, hanno confermato che le 192 scuole coinvolte sono composte da 127 scuole statali e da 65 paritarie, di cui 144 Licei e 48 istituti tecnici così distribuiti sul territorio:

  • 85 le istituzioni scolastiche autorizzate a Nord, di cui 45 in Lombardia (di queste 19 sono statali);  
  • 43 le istituzioni scolastiche del Centro Italia;
  • 64 al Sud e nelle Isole.

Le prime 192 sperimentazioni passano a 175 classi già dall’anno scolastico successivo, mentre ad oggi i rinnovi si sono ridotti a 98.

Le sperimentazioni precedenti, contrastate dalla FLC CGIL in tutte le sedi e ripetutamente contestate, in modo articolato dai diversi pareri del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, non sono mai state oggetto di una riflessione pubblica, in particolare sugli esiti e sulle valutazioni di idoneità ed efficacia didattico-pedagogica dei percorsi sperimentali.

L’Amministrazione, pur avviando una prima analisi dei dati, non ha potuto fornire risposte alle domande avanzate dalla FLC CGIL: a quali bisogni formativi reali risponde la sperimentazione? Quali sono le ricadute attese? Quali sono gli indici da utilizzare per una comparazione tra percorsi quadriennali e quinquennali sui livelli di apprendimento? Quali sono le basi scientifiche, sempre che ve ne siano, in base alle quali il ministero è convinto dell’utilità del modello quadriennale?

I dati forniti hanno dato atto, con la progressiva diminuzione delle conferme da 192 a 175 a 98, che la via del “diploma in quattro anni” ha rappresentato un’operazione sbagliata per le scuole e le famiglie che hanno effettuato inizialmente questa scelta.

La FLC CGIL aveva già definito incomprensibile la scelta dell’allora ministro Bianchi di ampliare da 100 a 1000 scuole la sperimentazione dei quadriennali (dm 344/21) ed oggi i numeri rafforzano la nostra convinzione, visto che solo 243 scuole, sulle 1000 previste, hanno chiesto di sperimentare il modello del “diploma in 4 anni”.

Al termine dell’incontro la FLC e la CGIL hanno chiesto di conoscere:

  • la media dei voti in ingresso degli studenti ammessi ai corsi sperimentali e se, e in che misura, questa si scosta dalla media dei voti in ingresso degli studenti frequentanti le altre sezioni dell’istituto;
  • se la riorganizzazione dei programmi svolti ha previsto una rimodulazione con scelte motivate o se, invece, c’è stato solo un accorciamento dei tempi destinati all’apprendimento;
  • i quadri orario con l’indicazione del monte ore dedicato a ciascuna disciplina e la comparazione con i quadri orario ordinamentali;
  • il numero dei nulla osta rilasciati, complessivamente e separatamente per ciascun anno di corso;
  • il numero di alunni promosso con debiti formativi, complessivamente e separatamente per ciascun anno di corso;
  • il numero di alunni soggetti ad assenze prolungate e ripetute.

L’amministrazione si è impegnata a fornire ulteriori approfondimenti.

Durante l’incontro sono state fornite interessanti informazioni relative ad altre sperimentazioni diffuse su tutto il territorio nazionale, che si concentrano su metodologie e approcci didattici di grande qualità. Si tratta di sperimentazioni attivate dalle scuole, anche del primo ciclo, sulla scorta delle possibilità consentite dal DPR 275/1999 che esprimono la qualità e il valore di ricerca che proviene direttamente dai Collegi dei Docenti. La FLC CGIL ha rilevato l’importanza di queste esperienze che descrivono una scuola orientata all’innovazione e all’approfondimento metodologico e didattico e che, queste sì, dovrebbero essere incoraggiate.

Infine, alla luce dei dati negativi relativi alle sperimentazioni già avviate, la FLC e la CGIL auspicano un ripensamento del ministero e del governo rispetto alla sperimentazione della filiera tecnologico-professionale che è in discussione.

FLC e CGIL hanno ribadito forte preoccupazione sul progetto che riguarderà sia il sistema di Istruzione professionale, sia il sistema di Istruzione e Formazione Professionale. Attendiamo la definizione della bozza del provvedimento normativo che è allo studio dell’ufficio legislativo del Ministero e che l’Amministrazione si è impegnata a illustrare preventivamente alle organizzazioni sindacali. Rispetto a questa idea di privatizzazione del sistema di istruzione non potremo che avviare una forte mobilitazione.


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