A cura di FLC CGIL Abruzzo/Molise
Proprio in questi giorni, in cui anche grazie all’uscita del film con Antonio Albanese e Virginia Raffaele l’attenzione generale è focalizzata sulla questione spopolamento scolastico e sulle criticità delle aree interne, l’Ufficio Scolastico Regionale dell’Abruzzo ci ha fornito l’informativa sulla ripartizione degli organici dei docenti e sul numero degli studenti che frequenteranno le scuole abruzzesi nell’anno scolastico 2024/25. Ebbene, la realtà dei nostri territori sembra superare anche la finzione cinematografica: per l’a.s. 2024/25 in Abruzzo sono previsti 2.849 alunni in meno. Questo il dettaglio della diminuzione a livello provinciale:
Provincia |
Variazione alunni rispetto a.s 23/24 |
Chieti |
– 968 |
L’Aquila |
– 515 |
Pescara |
– 726 |
Teramo |
– 640 |
Totale |
– 2.849 |
Saranno quindi 160.417 gli studenti che frequenteranno le scuole pubbliche abruzzesi nel prossimo anno scolastico. In dieci anni l’Abruzzo ha perso quasi ventimila alunni (erano 179.465 nel 2014), circa 6.500 in meno solo nell’ultimo triennio. Si tratta di un dato che da solo documenta il grave problema della denatalità e dello spopolamento, che si accompagna ad un esodo diffuso delle nuove generazioni in particolare dalle aree interne. La situazione è ancora più preoccupante in prospettiva, se pensiamo che il calo più alto riguarda la scuola dell’Infanzia e primaria. Una vera e propria emergenza, che occorrerebbe analizzare in maniera approfondita e sulla quale sarebbe necessario agire con immediatezza, mentre su tali questioni continua un assordante silenzio da parte della politica nazionale e regionale, che ha il sapore della rassegnazione.
Tornando al dato numerico, la dotazione organica dei docenti a livello regionale resta confermata (14.460 posti in organico di diritto e 1.274 posti di potenziamento). A questi posti si aggiunge la dotazione di organico di sostegno, 3.249 posti a fronte di un organico complessivo che, comprendendo le “deroghe” arriva a superare le 6.500 unità. Questi numeri continuano a certificare come anche l’anno prossimo oltre il 50% dei posti sul sostegno sarà “precario”, mentre sarebbe indispensabile una stabilizzazione dell’organico, per dare risposte in primis agli alunni diversamente abili, che si trovano ogni anno a cambiare docente.
Come FLC CGIL da tempo rivendichiamo la necessità di una stabilizzazione e la modifica dei criteri di attribuzione degli organici, che continuano a penalizzare le aree interne e i territori soggetti a spopolamento, perché i posti sono attribuiti in base al DPR 81/2009, che li distribuisce in percentuale al numero degli alunni, non tenendo presento le criticità e le peculiarità dei territori.
Inoltre, nell’attribuzione degli organici, occorrerebbe tener presente il fenomeno della dispersione scolastica: secondo gli ultimi dati resi noti dalla CGIA di Mestre, nel 2022 sono ben 8.000 i ragazzi abruzzesi tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato gli studi senza conseguire un diploma o una qualifica. Il tasso di abbandono scolastico nella nostra regione è del 9,3%, e sebbene si collochi al di sotto della media nazionale (11,5%) nell’ultimo anno registra un aumento dell’1,3%.
Analizzare le cause di questo fenomeno e cercare di adoperarsi per trovare soluzioni crediamo che sia il compito della politica, sia nazionale che regionale. In tal senso, ribadiamo come non servano provvedimenti tampone o bandiera, come quelli rappresentati da stanziamenti una tantum (es. Agenda Sud) o pseudo riforme come quelle che mirano a tagliare un anno degli Istituti tecnici e professionali, pensando di cambiare i programmi per rispondere alle esigenze del mercato. Noi pensiamo che il ruolo principale della scuola non sia quello di addestrare, ma di formare cittadini consapevoli, con competenze trasversali e capacità di ragionamento e analisi, che sappiano confrontarsi con un mondo lavorativo in continua evoluzione. Per combattere la dispersione serve innanzitutto un orientamento mirato sui ragazzi, sulle loro attitudini e capacità, investimenti strutturali sul diritto allo studio per i ceti meno abbienti (libri di testo, trasporti gratuiti, borse di studio), un incremento degli organici che possa consentire una drastica riduzione del numero degli alunni per classe soprattutto nel primo biennio della scuola secondaria di secondo grado e negli istituti professionali. Non è un caso, infatti che siano proprio i ragazzi che provengono da ambienti socialmente svantaggiati ad avere maggiori probabilità di abbandono precoce degli studi: sono questi i settori dove è necessario concentrare gli interventi.
La politica regionale e nazionale non può limitarsi a fotografare l’esistente, ma dovrebbe impegnarsi a rimuovere tali disparità di trattamento, in attuazione dei principi costituzionali. La direzione in cui si sta andando, invece, sembra diametralmente opposta, come dimostrano i tagli del dimensionamento scolastico e il progetto di autonomia differenziata e di regionalizzazione dell’istruzione. Noi pensiamo che per non rassegnarsi alla residualità sia necessario investire sull’Istruzione ed evitare che i diritti costituzionali possano essere differenziati in base al luogo in cui si vive. Continueremo a mobilitarci in ogni modo per scongiurare questo progetto disgregatore.
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