Aggressioni e violenze nei confronti del personale scolastico: le organizzazioni sindacali audite in Senato

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Si è tenuta martedì 14 marzo 2023 presso la Commissione 7^ del Senato (Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport) un’audizione informale di organizzazioni sindacali e associazioni professionali in relazione alle proposte per contrastare gli episodi di violenze nei confronti degli insegnanti e del personale della scuola.

FLC e CGIL, nel loro intervento, hanno evidenziato come il fenomeno sia riconducibile a diverse variabili, non ultima il discredito che la scuola ha subito principalmente per responsabilità di una politica che non ha creduto nell’istruzione come motore di sviluppo e di innovazione, ha tagliato risorse finanziarie e professionali, svilendone la funzione emancipatoria e di formazione dei futuri cittadini.

A nostro parere, servono scelte e investimenti che rimettano la scuola al centro dell’agenda politica e accrescano agli occhi della società, delle famiglie, degli alunni la credibilità del sistema, a partire dal riconoscimento delle professionalità che vi operano e attuando interventi strutturali finalizzati a implementare dal punto di vista  quantitativo e qualitativo il tempo trascorso in ambiente scolastico.

La strada da percorrere è quella della pedagogia, della responsabilità e del bene comune, dove anche le sanzioni assumono un valore riparativo-formativo.

FLC e CGIL hanno depositato agli atti della Commissione una propria memoria scritta, nella quale si indicano le scelte di senso necessarie per consentire alla scuola di tornare ad essere non luogo di costrizione ma opportunità di promozione umana e sociale.

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AUDIZIONE INFORMALE DI CGIL CISL UIL E ALTRE SIGLE SINDACALI TENUTASI PRESSO LA COMMISSIONE VII DEL SENATO IN DATA 14 MARZO 2023, RELATIVA AGLI EPISODI DI VIOLENZA NEI CONFRONTI DEL PERSONALE DOCENTE.

MEMORIA DEPOSITATA DALLA CGIL

Gli episodi di violenza che si ripetono nelle scuole a danno dei docenti, ma anche del personale ATA, sono un fenomeno in crescita, specchio di una realtà sociale in cui si registra un evidente indebolimento del tessuto valoriale, una discrasia tra modelli educativi, quello scolastico da un lato e quello socio-familiare dall’altro e, soprattutto, un progressivo discredito che decenni di disinvestimento finanziario e progettuale da parte della politica hanno riversato sul sistema scolastico.

Ferme restando le personali responsabilità, anche penali, di fronte alla legge e le disposizioni contenute nello “Statuto degli studenti e delle studentesse”, denunciare e sanzionare il colpevole quando un genitore aggredisce il docente o quando lo studente lo mortifica non serve se non si affronta il complesso delle variabili che gravitano intorno al sistema scolastico, prima di tutto l’alleanza scuola-famiglia, che ormai da tempo sembra essersi incrinata. Il principio della partecipazione collaborativa, ispiratore delle riforme democratiche degli anni ‘70, è stato soppiantato già dagli anni ‘90 da una concezione della scuola quale ente erogatore di servizi volti alla soddisfazione del cliente, accentuando l’attitudine “giudicante” delle famiglie, che delegano l’educazione dei figli agli insegnanti, rinunciano ad essere coprotagonisti dei processi educativi e interpretano il rapporto con l’istituzione scolastica nella logica della domanda-offerta. La scuola non è più riconosciuta come istituzione fondante della più ampia comunità democratica, ma come risposta ai propri interessi soggettivi, da esigere con qualunque strumento, tra i quali, in casi estremi ma non infrequenti, ricorsi, minacce, violenze.

Il problema è complesso e, per questo, richiede di essere affrontato nelle sue molteplici sfaccettature, consapevoli che un nuovo e autorevole posizionamento sociale della scuola richiede una visione di lungo termine, servono investimenti.

Solo un patto tra la società civile e i vari attori della politica per una ristrutturazione del sistema scolastico e dei suoi metodi, può restituire alla scuola la sua funzione costituzionale e l’opportunità di essere riconosciuta non come luogo di costrizione, se non di punizione, ma di promozione dell’emancipazione dei futuri cittadini attraverso l’istruzione.

Tutto questo è legato anche a scelte precise nel campo delle politiche scolastiche, in materia di:

  • adeguamento degli organici e degli stipendi;
  • qualificazione professionale;
  • interventi strutturali che rendano le scuole sicure, funzionali e accoglienti, veri e propri ambienti educativi di apprendimento anche dal punto di vista edilizio-architettonico;
  • valorizzazione della comunità educante, attraverso reti di relazione e cooperazione professionali tra i diversi soggetti, rimettendo al centro la collegialità e garantendo stabilità e continuità;
  • implementazione del tempo scuola;
  • ampliamento dell’obbligo scolastico, a partire dalla scuola dell’infanzia;
  • ripristino di modelli didattico-organizzativi efficaci, sull’esempio del tempo pieno nella scuola primaria e del tempo prolungato nella secondaria di primo grado, caratterizzati da tempi distesi di apprendimento e socializzazione;
  • riduzione del numero di alunni per classe;
  • riforma del sistema reclutamento e della formazione in servizio fondati, oltre che sulle competenze disciplinari, sull’approfondimento pedagocico, metodologico, didattico, sulla conoscenza delle dinamiche socio-relazionali, socio-emotive e di relazione di gruppo degli alunni tra i pari e con gli/le insegnanti;
  • ripensamento del sistema di valutazione di tutti gli ordini e i gradi, in un’ottica riflessiva-formativa;
  • restituzione al corpo ispettivo, oggi gravemente sottodimensionato, del ruolo di supporto in termini di ricerca, sperimentazione, valutazione, che sono il cuore e il senso dell’autonomia scolastica.

Tali scelte costituiscono la cornice entro cui sarà possibile avviare una vera innovazione “di senso” del fare scuola, superare la gestione burocratica, standardizzata, pseudo-aziendale e porre la massima attenzione alla relazione educativa, all’alfabetizzazione, alla sostanza dell’insegnamento e alle conoscenze, mettendo i mezzi – compresi quelli digitali – al servizio delle finalità educative e culturali: in sintesi consentire alle bambine e ai bambini, alle ragazze e ai ragazzi, di vivere l’esperienza scolastica non in funzione selettiva e sanzionatoria, ma come opportunità di promozione umana nella sua complessità.

Serve, infine, creare spazi di dialogo e di confronto con le famiglie e le comunità territoriali, affinchè la scuola sia percepita come bene comune, avviando una seria riflessione sulla crisi dei processi partecipativi per un ripensamento della struttura e della funzione degli Organi Collegiali.


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