Liceo del made in Italy: seminario 18 luglio. Rivedi la diretta

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Valorizzare le eccellenze italiane nel mondo è stato fin dal primo momento un punto centrale dell’attuale Governo. E la scuola in tutto questo come dovrebbe entrarci?
Per rispondere alla domanda il 18 luglio 2023 si è tenuto un seminario di approfondimento online sull’istituzione del liceo del Made in Italy. Continua a leggere la notizia.

Al seminario hanno partecipato autorevoli esponenti del mondo della scuola e della professionalità docente; per il nostro sindacato Graziamaria Pistorino della Segretaria nazionale e il Segretario generale Gianna Fracassi. Programma.

Introduzione di Graziamaria Pistorino

L’impostazione di una scuola privatizzata e a servizio del mercato

In occasione di una circostanza apparentemente lontana dalla vita della scuola, la visita al Vinitaly di Verona, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha lanciato l’idea di un percorso di studi volto a creare professionalità che operino per valorizzare i prodotti a marchio italiano, promuovendo e difendendo le eccellenze italiane dalle falsificazioni. In poco tempo e, paradossalmente, senza alcun coinvolgimento delle istituzioni e delle professionalità che costituiscono il sistema di istruzione, quell’idea ha preso forma ed è circolata una bozza di Disegno di legge che, addirittura, è già stata sottoposta all’attenzione del Consiglio dei ministri, benché l’iter del provvedimento non abbia ancora preso formale avvio.

Oggi la FLC CGIL, dopo aver lanciato un immediato allarme a ridosso delle prime indiscrezioni, ha deciso di rilevare l’estemporaneità della proposta e di soffermarsi sui principali punti di attenzione del progetto.

Abbiamo deciso di avviare questa discussione insieme ai soggetti che, all’interno della comunità scolastica, rappresentano più di altri una elaborazione culturale e pedagogico-didattica attrezzata a comprendere la trasformazione ordinamentale proposta dal governo.

Porgiamo il nostro ringraziamento per la disponibilità immediata a:

  • Valentina Chinnici, Presidente nazionale CIDI
  • Patrizia Colella, Ufficio di Presidenza Proteo Fare Sapere nazionale
  • Francesca Di Liberti, Cabina di Regia della Rete nazionale dei Licei Economico Sociali
  • Luigi Mantuano, Sisus – Società italiana di scienze umane e sociali

Le conclusioni del nostro incontro saranno affidate alla Segretaria generale della FLC CGIL, Gianna Fracassi.

Andiamo brevemente ad elencare i principali punti di attenzione del provvedimento e le ragioni che ci portano a diffidare dell’impostazione complessiva che è sottesa all’idea di un liceo del Made in Italy. Schematicamente, si prevede:

  • un più rapido accesso al lavoro, attraverso il potenziamento dei percorsi di apprendistato ai sensi dell’articolo 43 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81;
  • il rafforzamento dei percorsi PCTO attraverso la connessione con il tessuto socioeconomico-produttivo del contesto imprenditoriale di riferimento,
  • l’istituzione della Fondazione denominata “Imprese e competenze” per promuovere il raccordo tra le imprese e i Licei del made in Italy, diffondere la cultura d’impresa del made in Italy tra gli studenti, favorire iniziative mirate ad un rapido inserimento nel mondo del lavoro, favorire la progettazione, nel rispetto dell’autonomia scolastica, di attività didattiche e professionali dedicate al Made in Italy. Per questo è autorizzata la spesa di 10 milioni di euro per il 2024 e 10 milioni per il 2025 (alcune indiscrezioni ci dicono che potrebbero cambiare). La Fondazione dovrà creare e favorire sinergie con tutti soggetti pubblici e privati che operano nel settore della formazione, enti di formazione professionale, istituti professionali, IeFP, ITS Academy, enti di ricerca e centri di trasferimento tecnologico (CTT).
  • l’introduzione del cosiddetto trasferimento generazionale delle competenze, secondo cui i datori di lavoro privati con un numero di dipendenti non inferiore a cinquanta unità, possono stipulare con un lavoratore andato in pensione da non oltre due anni, un contratto di durata massima di 24 mesi per svolgere attività di tutoraggio, per un massimo di 60 ore mensili (alcune indiscrezioni ci dicono che potrebbero cambiare), per “favorire il passaggio di competenze e di abilità tra generazioni” in favore di giovani, di età inferiore a 30 anni (35 se laureati) e con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, ad esclusione del contratto di apprendistato. Il contratto di tutoraggio non si configura come un rapporto di lavoro dipendente e la relativa remunerazione corrisposta per l’attività di tutoraggio non concorre alla formazione di reddito ai fini Irpef e non è assoggettato a contribuzione previdenziale, sino ad una soglia massima percepita di 15.000 € l’anno.
  • è abrogato il comma 2 dell’articolo 9, del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89 (che prevede l’attivazione dell’opzione economico-sociale), con un complessivo spostamento dell’impianto culturale da un orientamento caratterizzato da una valorizzazione delle scienze sociali ad un orientamento indirizzato a una forte connessione con il tessuto socioeconomico locale.

Commento

L’istituzione del percorso liceale Made in Italy nell’ambito dell’articolazione del sistema dei licei rappresenta un provvedimento di bandiera che ha il duplice scopo di distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi reali che affliggono il sistema scolastico nazionale, come dimostrato dai recenti dati Invalsi e, soprattutto, di far passare in sordina gli altri provvedimenti previsti nello stesso d.d.l. che, invece, costituiscono una autentica minaccia rispetto al modello di scuola inclusiva disegnato nella nostra Costituzione. Infatti, rispetto all’ampio respiro formativo tratteggiato per la scuola della Repubblica, l’idea di un percorso formativo esclusivamente centrato su competenze imprenditoriali idonee alla promozione e alla valorizzazione degli specifici settori produttivi del Made in Italy appare miope rispetto alle emergenze e agli eventi ipercomplessi che caratterizzano una società ormai travolta dalle transizioni ecologica e  digitale e, soprattutto, appare limitante ed escludente rispetto ai bisogni formativi di studentesse e studenti, non solo immediati ingranaggi del sistema economico, ma principalmente cittadine e cittadini capaci di partecipare con l’apporto creativo del proprio lavoro allo sviluppo e al progresso economico e sociale del paese (e del pianeta). Denunciamo l’ennesimo tentativo di declinare metodologie e contenuti didattici in funzione subordinata rispetto al mercato del lavoro e dei bisogni del sistema delle imprese ma, ad aggravare la situazione, in questo caso vi è anche la pretesa esplicita del ddl di voler favorire un più rapido accesso al lavoro, attraverso il potenziamento dei percorsi di apprendistato, elemento che si scontra pesantemente con la richiesta della CGIL di innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni.

Per analoghi motivi siamo anche contrari all’istituzione della Fondazione denominata “Imprese e competenze”. La composizione strutturale della fondazione (il Ministero fondatore della fondazione è il Ministero delle Imprese e del Made in Italy) è la rappresentazione plastica di quanto l’obiettivo del governo sia quello di subordinare la formazione culturale del futuro cittadino alle esigenze delle imprese e del mercato del lavoro per formare il lavoratore del presente, un addetto del sistema economico, delle eccellenze del made in Italy nel mondo. Inoltre, ribadiamo la gravità dell’istituzione di una fondazione che determini gli obiettivi strategici di un liceo, in ambito di obbligo scolastico e formativo. È allarmante la “possibilità di ricevere” da “soggetti pubblici e privati” perché si determina una immediata differenziazione di offerta formativa tra gli istituti, in un settore chiamato a garantire il diritto allo studio, come sancito dalla Costituzione.

Da ultimo, una chicca che davvero rende insopportabile il provvedimento in questione: si tratta dell’istituzione di un Fondo istituito e gestito dal MEF per il “Programma di Risparmio e Investimento per l’Istruzione e la Formazione Avanzata” (alcune indiscrezioni ci dicono che potrebbero cambiare). In tale programma si spaccia quale misura per il sostegno allo studio, di contrasto alla dispersione scolastica e di promozione per la specializzazione professionale l’apertura presso istituti di credito accreditati di conti dedicati di risparmio ed investimento ovviamente a condizioni agevolate a favore di soggetti richiedenti che non abbiano ancora compiuto i 30 anni di età. Come dire: la lotta alla dispersione viene di fatto delegata alla responsabilità del MEF e degli istituti di credito. Ancora una volta, misure così radicali vengono assunte senza alcun confronto con le parti sociali, rappresentanti del mondo del lavoro, delle famiglie e degli organismi di rappresentanza delle studentesse e degli studenti.

Infine, l’assoluta contrarietà della FLC CGIL rispetto all’istituzione di questo nuovo liceo si motiva con l’assoluta insensatezza di produrre la cancellazione del Liceo Economico Sociale, minimizzando nell’ambito del sistema ordinamentale la presenza delle scienze umane e sociali. Richiamando i documenti circolanti, proposti dalle associazioni presenti, i dati ci dicono che il LES è oggi uno dei pochi Licei in costante progressione e la tendenza in crescita delle iscrizioni, (la scelta dell’opzione Economico-Sociale è passata nel 2021 dal 2,7% al 3,2%, al 3,4 % nel 2022 e al 3,9% nel 2023 e in alcune Regioni tocca il 5%).

Rispetto alle ricadute ordinamentali, mi limiterò a qualche breve spunto, lasciando il commento approfondito ai nostri ospiti. Nei passaggi relativi alle caratteristiche del nuovo indirizzo, leggiamo solo l’ambizione (vuota) di istituire percorsi con discipline tecniche specifiche, ma senza prevedere un incremento dei laboratori, quindi di insegnanti tecnico pratici e assistenti tecnici. Perdipiù, i licei hanno un orario settimanale di 27 ore nel biennio e 30 nel triennio e non sono ordinamenti tecnici o professionali, quindi l’intera operazione rischia di essere solo un cambio di denominazione perché gli spazi di flessibilità nel piano orario non consentono un incremento di materie ad invarianza di spesa.

Secondo la FLC CGIL, il provvedimento istituisce un liceo con una finalità poco comprensibile: il made in Italy, che, nelle intenzioni del compilatore della norma, appare un concetto indistinto, implicito, dovrebbe essere la capacità della manifattura/cultura italiana di essere riconoscibile e attrattiva rispetto ai mercati internazionali. Probabilmente si immagina che un solo liceo possa formare i futuri “Valentino”, “Ferrari”, etc., ignorando che la creatività e la maestria sono attitudini complesse, frutto per lo più di una formazione ampia, generale, oltre che tecnica, in cui l’estro e la competenza possono essere sviluppate coltivando spesso ciò che è inessenziale, poco funzionale, magari inutile, ma che è sostenuto dalla curiosità, dalla passione e dalla voglia di apprendere. Tutto ciò sarebbe oggi ampiamente consentito dagli ordinamenti già esistenti, a condizione che le nostre scuole siano sufficientemente sostenute da dotazioni organiche, tempo scuola, laboratori, compresenze e che non siano al contrario penalizzate da tagli di personale e da riduzioni nei quadri orario delle discipline (come avvenuto per le lingue straniere).

Per questi motivi preannunciamo che il Disegno di legge per la valorizzazione, promozione e tutela del made in Italy incontrerà l’opposizione molto determinata della FLC CGIL e il ricorso alle più adeguate forme di mobilitazione che si renderanno necessarie.

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https://www.flcgil.it/scuola/liceo-del-made-in-italy-seminario-18-luglio.flc