Il moltiplicarsi delle richieste di intervento sull’abolizione del vincolo triennale di permanenza previsto dalla legge vigente ci impegna a condividere con i docenti l’attuale situazione e quali spazi di possibile sviluppo.
Abbiamo sempre illustrato passo-a-passo sul sito, nelle assemblee, nelle videoconferenze pubbliche l’invadenza della norma sulla materia contrattuale, lo stato delle trattative e tutte le strade intraprese per rimuovere i vincoli normativi, affermando e riaffermando in ogni sede che la FLC CGIL è fermamente contraria all’imposizione di qualsiasi blocco.
Le cordate-social che fanno appello ad un “abolite i vincoli” trovano in noi l’interlocutore rappresentativo della questione, ma non certo quello politicamente risolutivo, dal momento che il sindacato non siede in parlamento, né presiede le commissioni.
Il nostro “potere” rimane in ambito contrattuale ed è lì che esercitiamo, con esperienza, tutta la capacità negoziale che abbiamo, forti del rapporto diretto con i lavoratori.
A partire dal D.Lgs 59/2017 si sono succeduti provvedimenti continui e con ogni maggioranza di governo, mirati a ridurre la mobilità dei docenti per “tutelare la continuità didattica”. Con accordi estensivi e in parte derogatori si è riusciti fino ad un certo punto a superare le conseguenze del blocco, e ne è la prova il CCNI 2019/22 firmato all’unanimità, dopo il quale ha prevalso l’ostinazione a limitare il ruolo del sindacato.
Ad oggi le fonti che regolano le operazioni di mobilità sono il CCNI 2022/25 sottoscritto nel 2022 da una sola sigla e la legge che, con l’ultima revisione del DL 44/2023 convertito in L.74/2023, impone il vincolo triennale a tutti i docenti neo-assunti a partire dall’a.s.2023/24 sia con nomina a tempo determinato che indeterminato, questi ultimi con effetti attenuati all’interno della provincia di titolarità.
Come FLC CGIL e tramite alcuni gruppi parlamentari di minoranza abbiamo formulato, analogamente ad altre occasioni, alcuni emendamenti mirati a sopprimere i passaggi riferiti ai blocchi sia della L.106/21 (esito trasferimenti interprovinciali) che della L. 74/23 (neo-assunti) ma il contesto che blindava l’approvazione della manovra non ha consentito la loro ammissione.
Non c’è la volontà politica di intervenire in tal senso, di questo siamo abbastanza convinti dopo anni di pressione e di tentativi in ogni direzione. Gli emendamenti alle varie norme, sempre presentate da chi sta all’opposizione, vengono sistematicamente fermati da chi è al governo. Con schieramenti diversi che si sono alternati, alle promesse di facciata non è mai seguito un esito concreto.
Con l’ipotesi di CCNL 2019/21 abbiamo recuperato degli importanti spazi di deroga per alcune categorie di lavoratori, purtroppo non tutti i potenziali interessati, ma è nostro obiettivo quello di arrivare alla generalità dei destinatari evitando soluzioni divisive.
Aspettiamo l’apertura della trattativa, ormai prossima, finalizzata a definire le operazioni a.s.2024/25 e l’aggiornamento del CCNI, ma ci aspetta una partita complicata perché è prevedibile che l’amministrazione adotti una posizione tesa a non andare oltre il perimetro definito dalle deroghe del CCNL per genitori con figli sino a 12 anni e beneficiari legge 104/92.
Siamo vicini e pienamente d’accordo con i docenti che ci hanno scritto sostenendo il loro diritto a lavorare in un contesto di benessere, intendendo con ciò sia la vicinanza alla famiglia sia l’esigenza di contenere le spese in un momento di aumenti inflattivi a due cifre, e ribadiremo al ministero ciò che i politici non vogliono intendere, ovvero che l’accesso alla domanda di mobilità non significa automaticamente l’ottenimento del risultato, ma sostiene la speranza di riuscirci abbattendo una inutile e dannosa preclusione.
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