Pasqua 2020: uniti ce la faremo! Ma supereremo questa emergenza costruendo un nuovo modello di sviluppo!

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La FLC CGIL Napoli, consapevole del momento drammatico che sta vivendo il Paese, in questa Pasqua 2020 volge un pensiero di solidarietà e speranza a tutte le lavoratrici e i lavoratori, in particolare a coloro che hanno subito gravi perdite tra i loro cari, che continuano a stare in prima linea per il bene comune e che hanno difficoltà economiche a causa dell’emergenza sanitaria per la pandemia da Coronavirus Covid-19.

Condividiamo:

  • la lettera inviata oggi al quotidiano “La Repubblica” dai segretari di Cgil, Cisl e Uil indirizzata ai lavoratori: “Supereremo questa emergenza costruendo un nuovo modello di sviluppo”
  • l’intervista del Segretario Generale della CGIL Maurizio Landini al quotidiano “Corriere della Sera”

Cgil, Cisl e Uil scrivono ai lavoratori: “Supereremo questa emergenza costruendo un nuovo modello di sviluppo”

Questa è, purtroppo, una Pasqua diversa da quelle che abbiamo vissuto negli ultimi anni. È per tutti noi una giornata di speranza, di riflessione, di condivisione profonda della fase difficile che l’umanità sta vivendo a causa di un nemico subdolo ed invisibile. Il nostro pensiero va a chi, in queste giornate terribili, ha perso i propri familiari, i parenti, gli amici più cari. La nostra profonda vicinanza va a tutti i medici, agli infermieri, al personale della sanità pubblica, alla protezione civile, a tutti i corpi dello Stato impegnati strenuamente per salvare le vite umane. Il nostro ringraziamento va a quei lavoratori e quelle lavoratrici, e sono tanti, che in queste ore assicurano la produzione essenziale, i servizi, la distribuzione delle merci, il consumo e il commercio, che consentono a tutti noi di continuare ad avere una vita ordinata e civile. Sono persone straordinarie che meritano un riconoscimento davvero speciale e il plauso generale di tutti gli italiani.

Il mondo del lavoro, a causa delle restrizioni che sono state assunte per le imprese e per tutto il sistema produttivo del nostro Paese, sta attraversando una fase molto dura e difficile. Non dobbiamo disperdere i sacrifici enormi, economici, sociali, familiari che con grande senso di responsabilità tutte le italiane e gli italiani stanno compiendo in queste settimane. Per questo abbiamo convenuto con il governo che non ci sono ancora le condizioni per una ripresa generale delle attività lavorative. Il sindacato c’è ed è in campo con le sue proposte, la sua grande rete solidaristica, come abbiamo fatto in altri momenti drammatici della storia del nostro Paese. Possiamo e dobbiamo utilizzare queste giornate per preparare l’Italia alle prossime fasi lavorando per la sicurezza e la salute di tutti in modo collaborativo e responsabile, ascoltando i consigli della comunità scientifica e delle istituzioni sanitarie, concordando insieme il futuro.

Tutti vogliamo che si ricominci nel massimo della sicurezza e con le necessarie garanzie per la salute, in tutti i luoghi di lavoro, nei territori, nelle città. Oggi è questa la priorità del sindacato, insieme alla salvaguardia dell’occupazione e del reddito per tutti i lavoratori. Sappiamo bene che nulla sarà come prima. Dobbiamo essere pronti a ripartire, facendo leva sul valore sociale del lavoro, della sua sicurezza, della dignità della persona. Bisogna insomma cogliere questa occasione per cambiare il nostro modello di sviluppo e ricostruire profondamente il nostro Paese che non vogliamo più sia quello di prima. Vogliamo un Paese che sappia ridisegnare l’economia basandosi, a cominciare dagli investimenti nel Mezzogiorno, sulla sostenibilità ambientale, sulle produzioni eco-compatibili, sul riassetto del territorio, sull’innovazione, la scuola, la formazione, la ricerca e la conoscenza; un Paese che ponga a fondamenta della sua azione la coesione sociale a partire dal riaffermare la centralità del lavoro, della partecipazione, dell’universalità del sistema sanitario pubblico, della qualità dei servizi sociali per gli anziani, per le famiglie, per le donne, per i giovani.

Vogliamo e ci batteremo per un’Europa nuova, solidale, orgogliosa della sua dimensione sociale, capace, con i suoi valori di libertà accoglienza e democrazia, di competere ed essere punto di riferimento nel mondo. Questo è oggi il modo con cui lavoratori e i loro sindacati vivono queste difficili giornate, preparandosi e preparando l’intero Paese alla sua rinascita, con unità, coraggio, solidarietà.


Maurizio Landini: “Pensare che semplicemente passerà la nottata e poi tutto tornerà come prima sarebbe l’errore più grave”
Sul Corriere della Sera l’intervista al segretario generale della Cgil

Provvedimenti di blocco prorogati fino al 3 maggio e dopo non è certo che si riaprirà. È preoccupato?
«Purtroppo i dati del comitato scientifico che consiglia il governo dicono che non siamo fuori dall’emergenza — risponde il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini —. È un costo pesante ma la salute e la sicurezza dei lavoratori e di tutti i cittadini devono essere centrali per la ripresa» (qui lo speciale «La parola alla scienza»).

Come sarà la ripresa?
«Dobbiamo ragionare in modo diverso. Vorrei dirlo anche al sistema delle imprese: noi non torneremo alla situazione precedente. Pensare che semplicemente passerà la nottata e poi tutto tornerà come prima sarebbe l’errore più grave. Dobbiamo usare questo tempo per definire nuove modalità organizzative e di sicurezza: cambiare non solo il modo di lavorare, ma anche quello di andare al lavoro, tutto in funzione della tutela della salute e di un nuovo modello sociale e di sviluppo».

E come si fa?
«Un utile esempio è l’accordo fatto con Fca, dove la discussione non è stata su quando, ma su come riaprire. Questo è il punto: siamo davanti a un cambiamento radicale. L’emergenza sanitaria avviene nel pieno di un’emergenza climatica e mentre accelera la rivoluzione digitale. Tutto ciò impone nuovi modelli di vita e lavoro al centro dei quali non ci siano profitto e mercato, ma sicurezza, qualità della vita e del lavoro, giustizia sociale».

Cambiare il modo di andare al lavoro significa ingressi scaglionati?
«Questo può essere un modo, ma ce ne sono anche altri come sviluppare il lavoro a distanza. Intanto, partiamo dal protocollo tra sindacati e imprese del 14 marzo e caliamolo con intese specifiche nelle aziende, tenendo conto delle filiere, cioè anche di appalti e piccole imprese. Dovremo ripensare l’industria ma anche il turismo, la cultura e le attività dove è decisivo che tante persone stiano insieme».

Conte ha creato per questo una task force di esperti guidata da Vittorio Colao.
«C’è sicuramente bisogno di utilizzare tutte le intelligenze disponibili, ma cambiamenti di questa portata hanno bisogno di consenso e partecipazione delle parti sociali. Il virus ha fatto emergere tutti i limiti e le fragilità di questo modello di sviluppo».

Anche lei auspica una nuova Iri, come i 5 Stelle?
«Come Cgil abbiamo proposto già da qualche anno una agenzia nazionale per lo sviluppo. Servirebbe a indirizzare la grande massa di investimenti che saranno necessari, dalla sanità pubblica al sistema della mobilità e delle infrastrutture, fino alla cultura alla conoscenza e al turismo. Serve un’idea di Paese».

Intanto le confindustrie del Nord sono preoccupate e 80-90 mila aziende hanno chiesto ai prefetti di riaprire in deroga al blocco.
«Ripeto, la discussione va fatta non su quando si riparte, che è una compito della politica,ma su come. E al premier Conte abbiamo chiesto che le domande di riapertura sulla base di autocertificazioni vengano verificate, per evitare forzature inutili e dannose da parte delle aziende . Credo sia il momento della responsabilità non quello delle furbizie».

Quanti perderanno il lavoro a causa della pandemia?
«Nessuno deve perderlo. Anche per questo abbiamo insistito col governo su un decreto senza precedenti per dare liquidità alle imprese e troviamo ragionevole la loro richiesta che i prestiti siano a più lunga scadenza. Ma chiediamo che la liquidità venga legata all’impegno a non licenziare, a non delocalizzare, e introducendo sistemi di controllo sulla legalità ».