In risposta alla sollecitazione unitaria del 13 febbraio di FLC CGIL, Cisl, Fgu, Snals e Anief, venerdì 15 marzo si è svolto un incontro nel corso del quale è stato affrontato il tema della reperibilità, a valle della sperimentazione che si è recentemente conclusa.
In premessa il direttore del DIRM, Massimo Fedeli, ha relazionato sullo stato dell’arte della 3-I SpA, come chiesto dai sindacati nella nota unitaria dell’11 marzo.
A margine sono state date comunicazioni su altri argomenti (art. 54, benefici assistenziali, art. 15), rispondendo alle richieste sindacali.
3-I SpA
Massimo Fedeli ha riferito che il 29 dicembre 2023 l’assemblea dei soci (composta dai presidenti di Inps, Inail e Istat e presieduta dal presidente di 3-I, Terracciano), ha nominato il direttore generale di 3-I, Stefano Acanfora.
Nell’ultimo CDA (il mese scorso) il Direttore generale ha portato una serie di elementi, che al momento non hanno avuto effetti concreti.
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Entro giugno si vuole definire il Piano industriale della società, dal quale poi emergeranno i fabbisogni. Fedeli ha detto che c’è consenso con presidente e direttore generale per dare indicazione sul fatto che in ogni caso 3-I non dovrà occuparsi delle attività core dell’Istat.
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Parallelamente si procederà a un aggiornamento dello Statuto, perché alcune procedure (come quella per la nomina del direttore generale) sono troppo gravose.
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Sarebbe necessario assumere in 3-I un primo nucleo di personale (circa 20) per adempimenti amministrativi e legali.
Fermo restando che la FLC CGIL ha riaffermato la non necessità e inopportunità della partecipazione dell’Istat a questa società, abbiamo comunque portato osservazioni sui 3 punti in esame:
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Piano industriale. Il problema è (dall’inizio di questa vicenda) definire quali siano le attività core dell’Istat. L’informatica, strettamente intrecciata con l’attività statistica in tutte le fasi della produzione del dato, dalla progettazione alla diffusione, secondo noi è parte delle attività core dell’Ente. Quindi, come già affermato più volte nel corso degli anni, per noi è pericoloso qualsiasi passaggio di attività informatiche dall’Istat a una società esterna, seppure partecipata come la 3-I. Abbiamo quindi evidenziato che l’unica attività che potrebbe eventualmente svolgere forse utilmente la 3-I sarebbe quella di centralizzare gli acquisti informatici e eventualmente assumere (“internalizzare”) i consulenti informatici che attualmente già lavorano per l’Istat.
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Lo Statuto dovrebbe tenere conto delle osservazioni che facemmo a suo tempo e non vorremmo che nella volontà di semplificazione si perdessero ancora di più le possibilità di rendere concreto il controllo analogo da parte dell’Istat, già ora un po’ fumose.
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Personale. Se al momento non c’è un piano industriale, è per noi evidente che non può essere disposto alcun trasferimento, né tramite call né in altro modo. Il cosiddetto “primo nucleo”, che dovrebbe essere costituito da personale amministrativo, secondo noi non dovrebbe certo venire dall’Istat, che ha già carenze importanti (anche) nel settore giuridico/gestionale. Siamo certi che per gli adempimenti minimi 3-I possa trovare personale altrove.
Abbiamo chiesto di aggiornare la pagina Intranet dedicata all’informazione sulle “novità” riguardanti la 3-I.
Abbiamo chiesto di prevedere ulteriori momenti di confronto e informativa in presenza di qualsiasi ulteriore passaggio.
Abbiamo chiesto che fine avesse fatto la “cessione di beni in natura”, deliberata nell’autunno 2022 in via preventiva dall’Istat.
Il direttore Fedeli e il direttore generale Camisasca hanno risposto dicendo che al momento non prevedono di fare call e che comunque il passaggio di qualche unità (“1, 2 o 3”) potrebbe avvenire con modalità ancora più temporanee rispetto all’aspettativa prevista dall’art. 23 bis del Dlgs. 165/2001 (un comando?). Oltre alle attività amministrative (hanno riconosciuto che effettivamente l’Istat ha già carenze importanti per cedere personale), è stata citata l’opportunità di “mettere a lavorare” qualcuno dell’Istat alla redazione del piano industriale. Se si tratta di pensare al Piano industriale, non vogliamo solo che partecipi “qualcuno” dell’Istat, ma che chiunque lo faccia si interfacci con il personale e le sue rappresentanze in tutto il percorso.
Fedeli ha detto che certamente l’aspetto dell’efficientamento delle gare e degli affidamenti esterni rimane, ma non sarà l’unica attività di 3-I.
Camisasca ha detto che la cessione dei beni informatici ipotizzata in Consiglio un anno e mezzo fa non è al momento (più?) all’ordine del giorno.
Rispondendo ai sindacati, ha quantificato in una ventina di persone il “primo nucleo” di 3-I, che dovrebbe lavorare in una sede dell’Inps in zona San Pietro.
Il direttore generale ha confermato che il CCNL applicato in futuro ai dipendenti potrebbe essere quello del commercio, ma che su questo non c’è alcuna decisione presa.
In ogni caso una volta che il CdA di 3-I definirà le “aree” di competenza di questo primo nucleo di personale in un documento, sarà reso pubblico anche all’Istat per valutare se qualcuno possa essere interessato e in che modo eventualmente possa collaborare.
Occorrerà monitorare ogni passaggio, a partire proprio da questa decisione del CdA di 3-I.
Reperibilità
E’ stato ribadito, da parte dell’amministrazione, che implementare la reperibilità su alcuni servizi (gestione della sicurezza in ambito middleware, DB e posta elettronica; gestione della operatività dei CED in ambito server, storage e reti) è importante per mantenere lo status di amministrazione “efficiente” e non dover migrare i nostri CED presso altri enti o società.
La sperimentazione di 4 mesi è andata “bene”, nel senso che non è mai stato attivato il servizio. Permangono tutte le criticità, a cominciare dal numero di colleghi coinvolto, che è troppo basso per consentire un’attività di reperibilità effettiva su tutti i servizi (che nella sperimentazione sono stati “accorpati”) e con un numero di turni mensili massimo pari a 6 (come previsto dall’accordo sindacale e dal disciplinare, mentre nel corso della sperimentazione si è ampiamente derogato).
Occorre secondo noi quindi, se si vuole inserire la reperibilità a regime, programmare tre azioni: 1) assumere personale specializzato 2) formare ulteriore personale per essere in grado di presidiare le attività necessarie 3) aumentare l’importo dell’indennità di reperibilità.
L’incontro si è quindi chiuso con l’attivazione nei prossimi giorni di un incontro tecnico, che riporti i problemi al tavolo sindacale vero e proprio, con l’obiettivo, entro fine aprile, di definire un accordo.
Articolo 54
L’amministrazione ha deliberato gli scorrimenti delle graduatorie del 2023, dopo la nota unitaria del 26 febbraio, nel modo più ovvio: ovvero procedendo per sostituzione nelle graduatorie dove alcuni vincitori non hanno preso servizio perché andati in pensione o passati al III livello prima della fine della procedura.
Manca una ulteriore delibera, perché sul IV livello CTER una delle colleghe idonee incluse è a sua volta passata al III livello a settembre 2023 e quindi si deve procedere a un ulteriore scorrimento.
Benefici assistenziali
Come anticipato durante l’incontro dal direttore generale l’Istat ha finalmente deliberato il fondo 2022 con le regole giuste, recuperando così risorse importanti. È un processo come noto aperto da molti anni e rilanciato dalla nostra nota ai revisori inviata nel 2021.
Il Thread che riepiloga la vicenda dei benefici assistenziali all’Istat
Qualche mese fa l’Aran ha fornito una risposta positiva all’INAPP, che aveva posto un quesito analogo a quello dell’Istat, come anche da noi segnalato all’amministrazione. Ora speriamo che non ci siano ulteriori problemi di certificazione, e auspichiamo quindi un rapido recupero delle annualità 2022 e 2023.
Articolo 15
Giovedì 4 aprile dovrebbe essere formalizzato un incontro con il presidente Chelli sui criteri del nuovo bando articolo 15. Ovviamente auspichiamo di ricevere un’adeguata documentazione prima di quella data.
Rimangono al momento senza risposta le altre richieste e sollecitazioni contenute nella nota unitaria dell’11 marzo.